Notizie sulla vita parrocchiale dal 1947 al 2002
Notizie sulla vita parrocchiale dal 1947 al 2002
Sanctus est, oret pro nobis; prudens est, regat nos; doctus est, doceat nos: (É santo, preghi per noi, è prudente, ci governi, è dotto, ci ammaestri). Così si indicavano un tempo le qualità essenziali di un Vescovo. Ma, tenute in conto le debite proporzioni. valgono anche per un Parroco. Questi, infatti, ha la cura spirituale di una comunità più o meno numerosa, in comunione di grazia (sacramento dell’ordine), di volontà (obbedienza) e di missione (avvento del regno) con il proprio Vescovo. Ordinato sacerdote da S.E.Rev.ma Mons. Salvatore Russo di f.m. il 29 Giugno 1942, sono stato, come vicario cooperatore, per tre anni nella parrocchia di San Francesco di Paola, in Linguaglossa e per due anni nella parrocchia di San Giovanni Battista in San Giovanni Montebello. Correva l’anno 1947 quando il 18 settembre (domenica) celebravo la prima messa, come parroco a San Leonardello, succedendo allo zelante predecessore don Rosario Caltabiano.
Mi facevano difetto le qualità sopra indicate, ma avevo l’entusiasmo dei miei quasi 28 anni di età, la fiducia nel Signore, di cui, come si usa dire dopo il Concilio Vaticano lI ero sacramento, nell’assistenza del Santo Divino Spirito e nella bontà misericordiosa del Padre Celeste.
Trovavo la Comunità parrocchiale agitata, per gravi dissidi avuti con il parroco uscente, e la chiesa esteriormente così malandata che la gente la chiamava il pipistrellaio “taddariddaru”, per i pipistrelli che la sera vi volteggiavano dentro.
Come prima cosa è stata ripristinata la devozione alla titolare della parrocchia, Maria SS della Libertà, che era stata sostituita da quella all’Immacolata di Lourdes, da quando il rev.do Caltabiano, nel 1937, aveva fatto costruire nella chiesa un’artistica grotta con l’Immacolata e Santa Bernadette.
Bisognava conservare l’una e rinnovare debitamente l’altra, mettendole per lo meno, sullo stesso piano. E così fu ed è tutt’ora.
Si è provveduto a riorganizzare l’Azione Cattolica Italiana secondo lo statuto allora vigente. E stato vano invece il tentativo di rimettere in sesto l’associazione delle Figlie di Maria, di cui rimane come ricordo lo stendardo che veniva portato nelle processioni solenni.
Si ripresero le lezioni del cosiddetto catechismo al popolo, nel pomeriggio della domenica (ancora non si poteva celebrare la Santa Messa vespertina). Ma l’iniziativa non ebbe lunga durata, perché già era in atto la crisi di tale attività pastorale.
Memorabile fu l’anno 1954, l’Anno Giubilare Mariano indetto da S. S. Pio XII, di santa memoria, per commemorare il I centenario della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria da parte del beato Pio IX.
In parrocchia si è effettuata la “Peregrinatio Mariae”.
E’ stata acquistata un statua di media dimensione, raffigurante l’Immacolata del Murillo, che, posta su un piccolo fercolo appositamente costruito, visitò come pellegrina tutte le famiglie della parrocchia, nessuna esclusa. Si faceva a gara per tributare alla Mamma Celeste un’accoglienza festosa, filiale, devota. Ogni famiglia con parenti, amici e vicini di casa la prelevava, la sera. dal posto dove si trovava e la portava nella propria casa dove sostare la notte e il giorno successivo.
La sera, prima del trasferimento altrove, si recitava da parte degli intervenuti il Santo Rosario, si cantavano le litanie lauretane e alla fine il parroco teneva un sermoncino. Non si accettavano offerte da parte di nessuno. Suggestivo era il trasferimento della Madonnina nelle case di campagna, che erano dei tuguri abitati dai cosiddetti “massari”, cioè custodi delle proprietà e delle case di villeggiatura dei padroni (i proprietari). Si procedeva al chiaro di luna, al canto di laudi sacre. con le fiaccole accese attraverso le stradette interpoderali.
La statuetta della Madonna e il piccolo fercolo ancora esistono e da oltre dieci anni l’Immacolata viene portata nei quartieri lontani e a turno, in determinate famiglie del centro, dove sosta per tre giorni nell’arco del mese di maggio, a Lei dedicato. Ogni sera si recita il Santo Rosario, e la tradizionale coroncina e si conclude con la Santa Messa e una breve omelia, coinvolgendo e sensibilizzando in tal modo tutti i parrocchiani.
Nel 1947 a San Leonardello esistevano solo le prime tre classi della Scuola Elementare. Chi avesse voluto conseguire il diploma di licenza elementare era costretto a recarsi a Carruba o a Trepunti.
Non senza difficoltà, (si pensi che non c’era ancora, come un pò dovunque. un edificio scolastico), siamo riusciti ad avere in loco l’apertura della quarta e quinta classe elementare con grande soddisfazione di tutti.
Si era nell’immediato dopoguerra, ancora lontani dal famoso boom economico. Perciò nel periodo estivo si organizzavano le cosiddette colonie diurne per i ragazzi, che venivano assistiti da generose persone con servizio di volontariato e si preparavano con i generi alimentari forniti dalla P.O.A. (Pontificia Opera d’Assistenza) un pasto caldo e un piccolo secondo e frutta per il pranzo.
Nel 1956, dopo aver creato le strutture indispensabili, con l’ingrandimento della Casa Canonica, come si dirà appresso, fu aperta, a titolo gratuito tra tante difficoltà economiche una Scuola Materna Parrocchiale, che funzionò fino a quando venne ceduto il posto alla Scuola Materna Statale. Rinunzia che fu fatta volentieri, perché era uno sgravio per la parrocchia, che sentiva il disagio di non poter dare un’adeguata remunerazione alla maestra, oltre i contributi previdenziali.
D’altronde si confidava, come è avvenuto e come avviene tutt’ora, che ci sarebbero state delle ottime insegnanti.
Nel 1959 in preparazione al Congresso Eucaristico di Catania, e a quello diocesano di Acireale è stato tenuto un Congresso Eucaristico nella nostra parrocchia. con un triduo solenne e meditazioni dettate da P. Nazareno, Cappuccino della comunità di Giarre.
Abbiamo poi partecipato a Catania alla giornata dedicata al Piccolo Clero e a quella conclusiva. Altro Congressino Eucaristico parrocchiale si era celebrato nel 1983 in occasione di quello nazionale di Milano.
Durante tutti questi anni si è avuto cura dei chierichetti, chiamati ora ministranti che indossavano nei primi tempi una mini talare nera e una piccola cotta bianca.
In modo particolare si è cercato di coltivare le vocazioni al sacerdozio. Ci fu un periodo in cui si trovarono contemporaneamente in Seminario cinque giovanetti della nostra parrocchia. Purtroppo quattro di essi non sono giunti alla meta, ma la loro permanenza in Seminario ha dato i suoi frutti nella loro vita di buoni laici cristiani e di onesti cittadini.
Solo uno di loro è stato ordinato Sacerdote l’8 agosto 1965 da S.E. Mons. Pasquale Bacile di f.m. proprio nella nostra chiesa parrocchiale. con la partecipazione di tutta la comunità esultante, convenientemente preparata al grande evento.
L’eletto del Signore è il Rev.do Giuseppe Ardita che ha esercitato il suo ministero a Mascali come vicario cooperatore, a Scillichenti come parroco, quindi come Cappellano militare. Ora, pensionato da Cappellano. è parroco di Tagliaborse e vicario cooperatore nella parrocchia di Gesù Lavoratore di Giarre.
Durante questi cinquantaquattro anni sono state effettuate quattro visite pastorali: due da parte di S.E. Mons. Salvatore Russo di f.m., la terza di Mons. Pasquale Bacile di f.m., la quarta da Mons. Giuseppe Malandrino. Una quinta già programmata nel 1998, non ha avuto luogo perché nel frattempo, il 20 gennaio dello stesso anno, con ordinanza del sindaco di Giarre, la nostra bella e vetusta chiesa parrocchiale è stata chiusa al culto, perché dichiarata pericolante, a causa di alcune gravi lesioni dovute alla presenza di una faglia passante proprio sotto l’edificio.
Con la scoperta fatta dai ragazzi nel ripostiglio della chiesa di un’artistica statua lignea di Sant’Antonio Abate e di una Madonna Bambina con testolina e manine di cera e con indosso una graziosa vestina, dopo i necessari restauri, sono state riprese le antiche pratiche devozionali in loro onore con azioni liturgiche e paraliturgiche.
A norma delle disposizioni conciliari del nuovo codice di Diritto Canonico è stato Costituito nel 1997 il Consiglio Pastorale parrocchiale e il Consiglio per gli affari economici.
Passiamo ora alle attività, diciamo così, materiali, ma finalizzate a scopi sociali, pastorali e liturgici.
E’ stata ristrutturata la vecchia sagrestia, quasi cadente e ampliata con un corpo avanzato, la casa canonica. Si è così ottenuta una bella terrazza e sono stati trasferiti al piano superiore tutti i servizi della canonica: cucina e sala da pranzo. Al piano terra oltre la sagrestia, si sono potuti avere i locali per la Scuola Materna parrocchiale, di cui si è già parlato. Con l’abbattimento dei muri divisori delle tre stanze a pianterreno della canonica si è creato un saloncino, dotato di un piccolo palcoscenico, che è stato anche utilizzato dalle Scuole Materne ed Elementari statali per le recite di fine anno.
Contemporaneamente sono state riaperte, con vetrate e telai nuovi, le finestre della chiesa. le quali, distrutte dai bombardamenti della Il guerra mondiale, erano state completamente chiuse con mattonelle di terracotta, divelte dal pavimento, rimasto così a terriccio polveroso fino a quando non abbiamo provveduto a restaurarlo.
A metà degli anni sessanta, essendo state inutili ed inevase tutte le mie richieste d’intervento alle competenti Autorità ed Istituzioni civili, per evitare il peggio, con il concorso delle offerte dei parrocchiani e dei proprietari dei poderi nell’area del territorio parrocchiale e di £ 900.000 di un cantiere scuola comunale inserito nei lavori per la chiesa, si provvide alle più urgenti riparazioni seguenti.
Rifacimento del tetto delle tre navate dell’edificio sacro con rinnovo totale delle impalcature in legno, cioè costoni, listelli e capriate, esclusi i colmi ancora in buono stato. Completamento degli stucchi decorativi ancora mancanti all’interno e doratura di tutti gli stucchi. Pittura delle volte e delle pareti interne ed esterne. I lavori di copertura e murali furono eseguiti dall’imprenditore Sig. Giuseppe Cavallaro da Macchia di Giarre con competenza ed onestà, e le decorazioni dell’interno dal valente don Nunzio Bella di Acireale.
Nello stesso periodo furono rifuse da una ditta di Trani, in provincia di Bari, due campane lesionate, di cui una era dell’orologio da torre e l’altra, la piccola, del campanile.
In seguito, essendo Assessore ai lavori pubblici del Governo regionale l’On. Prof. Nino Pino, giarrese, è stato rifatto in marmo il pavimento della chiesa che prima era in mattonelle di terracotta nelle navate laterali e di scaglietta cementata in quella centrale.
Recentemente, con i fondi di un cantiere di lavoro per disoccupati della Regione Siciliana, è stato totalmente rinnovato il tetto della casa canonica, il pavimento delle stanze e del corridoio del primo piano di essa, la pittura di tutte le pareti e soffitti e l’impianto elettrico.
Due anni fa nella chiesa parrocchiale e nella casa canonica stato installato un sistema d’allarme antifurto.
Ora, per sommi capi, passeremo all’elencazione degli arredi e paramenti sacri acquistati in questo lungo periodo.
Un parato completo (pianeta, tunicella, dalmatica e piviale di colore nero, in sostituzione di quello indecente, ridotto a brandelli usato fino al mio arrivo; altro parato completo, bianco, a fine di ridurre l’uso del parato molto prezioso, già molto usurato e bisognoso di costosi lavori di restauro, un piviale di colore rosso; un drappo funerario di velluto di seta per il cosiddetto catafalco dei funerali; tante tovaglie e sottotovaglie d’altare, in parte acquistate dall’amministrazione parrocchiale, in parte regalate dai fedeli, perché tutta la biancheria della chiesa (esclusi i camici e le cotte) era stata rubata due anni prima che il mio benemerito Predecessore lasciasse il beneficio; in seguito alla riforma liturgica postconciliare è stato costruito, con marmi pregiati e onice, un altare basilicale e sono state acquistate casule nei diversi colori liturgici; uno stellario di argento 800 dorato, eseguito su misura dalla ditta Serpone di Napoli, per la statua della Madonna della Libertà; un armonium ad alimentazione di aria a pressione, elettrica e a pedali, presso la ditta Carrara di Bergamo; 20 banchi quadriposto di legno di faggio con genuflessori imbottiti e 150 sedie di ferro e legno compensato, essendo ormai malridotte le vecchie sedie; due statue, una di San Giuseppe e una della Madonna, in resina sintetica, per il presepio grande di Natale, in sostituzione dei vecchi manichini usati precedentemente; un bel bambino Gesù in teloplastica sempre per il presepio; una statua di Maria Addolorata, in resina sintetica (quella in uso era un manichino malridotto); una artistica statua a grandezza naturale, in legno del Cristo Risorto, eseguita su nostro disegno dalla ditta Isnam e Ortisei (Valgardena); due bandiere nuove, una per la Gioventù Femminile e una per la Gioventù Maschile di A.C.
Degne di nota sono ancora alcuni dipinti su tela, regalati alla parrocchia da un medico, pittore dilettante. In una è raffigurata la Madonna della Libertà col Bambino, sovrastante la scena del pastore liberato dalla imminente cattura e dal fuoco, in una seconda San Giovanni Battista, nella terz ppa il Beato P. Pio, poi San Sebastiano e infine Santa Lucia.
Purtroppo bisogna ora far cenno, sia pur brevemente, dei numerosi furti con scasso perpetrati a danno della nostra parrocchia, che sono stati a suo tempo denunziati ai carabinieri, non riporto le date, ma mi limito ad elencare gli oggetti più rilevanti trafugati. Essi sono: un calice d’argento, una croce a stile d’argento, un incensiere d’argento, (tutte opere dell’artigianato acese di fine ‘700), un calice di metallo comune, un’ostensorio di metallo comune, un altro più lavorato e di un certo pregio, un servizio da lavabo, sempre di metallo comune, le corone della Madonna della Libertà e del Bambino, pregevoli per la loro lavorazione, anche se non di metallo prezioso, (artigianato acese di fine ‘700), ma restaurate e dorate a fuoco; una macchina da scrivere elettrica Rank Xerox e una fotocopiatrice; 14 tele con cornici indorate raffiguranti le stazioni della Via Crucis; alcune tele e relative cornici raffiguranti rispettivamente Santa Lucia, San Sebastiano, San Mauro Abate, Sant’Antonio di Padova, la statuetta della Madonna Bambina appena restaurata, un Crocifisso con croce di legno dorato, 40 candelieri di legno dorato di varie dimensioni, un leggio con piedistallo e due leggii d’altare di legno dorato, una poltrona e due sedie di legno di noce, stile impero, del fine ‘700 usate per le messe solenni.
Tutti questi oggetti sono stati rimpiazzati con altri similari, decorosi e pregevoli, mancanti solo del plusvalore di antiquariato.
L’archivio parrocchiale è stato visitato dalle termiti, che lo hanno danneggiato non gravemente: sono stati danneggiati in modo irreparabile alcuni processetti matrimoniali e qualche altro documento di non grande importanza.
I registri, di cui uno risalente all’anno di apertura a funzionamento della chiesa, cioè il 1782, sono rimasti pressoché intatti. In seguito è stato riordinato e sistemato in uno scaffale ben arieggiato, fornito dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Catania insieme ad un tavolo, alcune sedie e due estintori.
All’inizio dell’anno pastorale 2001-2002 si è dato vita ad un tentativo di catechesi per giovani, adulti ed anziani.
Ai giovani provvedono due giovani della Parrocchia, che sono iscritti e frequentano lo studio Teologico S. Paolo di Catania.
Per gli adulti provvedono due insegnanti elementari di ruolo nostre parrocchiane;/p per gli anziani il parroco.
I primi due corsi sono decollati bene e tengono ancora quota, il terzo stenta, forse per l’età dei destinatari.
Per finire, ritengo opportuno fare un brevissimo cenno del mio viaggio in Australia per visitare parenti e parrocchiani emigrati nell’ospitale Continente Nuovissimo, dove, superando non poche difficoltà, si sono ormai inseriti ed integrati nel nuovo ambiente socio-culturale, senza intaccare il loro amore nostalgico per la terra d’origine, la Sicilia.
E’ impossibile compendiare in poche righe 30 giorni di vita intensa, dal 22 aprile al 21 maggio 1990, trascorsi da un capo all’altro di quella terra, tra parenti ed amici.
Da Melbourne (scalo d’arrivo) ad Adelaide, a Cairns, a Innisfail, ad Ignam, a Brisbane, a Paradise, a Sidney e di nuovo a Melbourne per l’imbarco di ritorno.
E’ stata un’esperienza veramente emozionante e commovente e, data la mia età e le mie condizioni di salute, irripetibile, nonostante i continui, affettuosi, insistenti inviti ed esortazioni.
Ho fatto il viaggio di andata e ritorno con l’Alitalia. Per gli spostamenti di lungo tragitto mi servivo degli aerei di linea locali. Nei diversi aeroporti trovavo un gruppo di parenti (ad Adelaide) e di ex parrocchiani a darmi il benvenuto. Ed era un fare a gara per offrirmi ospitalità, mettendomi nell’imbarazzo della scelta, dato il breve tempo di permanenza. Il pranzo e la cena si consumavano in un posto o nell’altro con un raduno di conoscenti ed amici.
Si organizzavano anche delle escursioni collettive per visitare luoghi e monumenti suggestivi. Mi sentivo come immerso in un’atmosfera di affettuosità, simpatia, ammirazione e gratitudine.
Ogni giorno celebravo la Santa Messa, accolto fraternamente dal clero locale, Maltesi, Indiani, Cinesi, Siciliani, Veneti e Religiosi Salesiani, Scalabriniani e Cappuccini. Tutti parlavano italiano con la partecipazione degli ex parrocchiani liberi da impegni di lavoro.
La domenica i parroci gentilmente mi facevano celebrare la Santa Messa d’orario per gli italiani, con relativa omelia. Ai molti presenti venivano distribuiti i foglietti liturgici domenicali in lingua italiana. Alla fine era un accalcarsi di gente dei più disparati posti della Sicilia per venire a salutarmi.
Degna di particolare menzione è la mia partecipazione alla festa in onore dei fratelli martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, che da oltre cinquant’anni per iniziativa degli emigrati siciliani del versante etneo, si celebra a Silkwood, un paesino vicino a Innisfail, nel Queensland.
Vi convengono tutti gli emigranti, diciamo così etnei sparsi nell’intera Australia.
Due giorni prima della festa fui invitato dagli organizzatori ad un cenone tenuto in un immenso salone di Innisfail per quanti erano venuti da lontano per i festeggiamenti.
Erano presenti il Vicario generale della diocesi di Cairns, alcuni sacerdoti e religiosi Scalabriniani, il console italiano e la gentile sua moglie. Con mia sorpresa sono stato presentato ai convitati del presidente del comitato Sig. Rosario Tornabene, ormai nella pace del Signore, e naturalmente ho dovuto dire due parole di ringraziamento. Poi, nel mezzo della cena, sono salito sul palco e ho cantato la stornellata siciliana ‘di Mungibeddu tutti figghi semu”, in un delirio di entusiasmo, parteciparono i presenti con un ritmico battimani al ritornello.
Due giorni dopo sono andato a Silkwood per la festa. Sembrava di essere in Sicilia a S. Alfio la Bara. Prima domenica di maggio, i simulacri dei tre Santi, copia fedele di quelli del paese etneo, simile in tutto era il fercolo, simile la presentazione dei bambini, simili gli evviva; mancavano solo, ed era un bene, gli eccessi di fuochi d’artificio. La processione si è svolta ordinatamente, con partecipazione di ragazzi e ragazzine in costume siciliano e caratteristici attraversamenti di campi di canna da zucchero.
Avevo già concelebrato la Santa Messa solenne, celebrata in un grandissimo salone essendo troppo piccola la chiesa parrocchiale. Alla fine, come era accaduto per il cenone, sono stato letteralmente assalito dai siciliani specie dei paesi limitrofi a San Leonardello e tutti inviavano saluti ai loro parenti di Sicilia. Purtroppo non potevo prendere appunti.
Con mia sorpresa nel servizio di cronaca della festa del quotidiano locale di lnnisfail. “l’Avocate” si faceva menzione alla mia presenza ed intervento canoro al cenone ed alla festa. affiancato da due mie foto in primo piano.
Ringrazio di cuore tutti quanti mi hanno ospitato o sono venuti a salutarmi, talvolta affrontando un viaggio di oltre 100 chilometri, non faccio nomi per non offendere nessuno con qualche dimenticanza, assicuro tutti che sono nel mio cuore e ogni giorno prego per loro, suffragando anche le anime di coloro che il Signore ha chiamato nella casa Paterna del Cielo.
Ora dulcis in fundo. In questi ultimi anni il Signore ha suscitato un gruppetto di giovani di entrambi i sessi che mi sono stati, e lo sono tuttora, di valido aiuto nella mia vecchiaia. con il loro entusiasmo ricco di spirito di iniziativa, per la pastorale in genere e in specie per la liturgia e la catechesi. Sono anche stati di sollievo nel disagio della chiusura al culto della chiesa parrocchiale. Siano rese grazie a Dio. Sicuramente tutto è stato concesso dal Signore per intercessione di Maria SS. della Libertà.
Infine ringrazio tutti i parrocchiani per avermi sopportato, specie gli anziani, in tutti questi 54 anni, chiedo scusa e perdono se per causa mia, per le mie deficienze ed inettitudini e trascuratezze non hanno realizzato il cammino in santità e giustizia che avrebbero dovuto e potuto.
A quanti sono già passati a miglior vita chiedo perdono se il mio poco zelo sacerdotale li ha costretti ad una più lunga pena di purificazione, prima di essere ammessi nella gloria del Santo Paradiso. Dove per la misericordia di Dio spero di raggiungerli.
Amen. Alleluia.
DON GIUSEPPPE ALBANO, Opuscolo commemorativo dell’80° anniversario della fondazione della Parrocchia, p. 35-40